La lezione è come un viaggio: godersi il percorso vale quanto la meta stessa.
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Tutto parte dall’input! L’input ha due funzioni principali: presentare nuovi elementi linguistici e, quanto possibile, motivare!
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Un testo deve essere adeguato al livello degli studenti, rilevante per l’argomento che tratta, per il lessico e per le espressioni e le forme grammaticali che offre. Ma un testo poco interessante per i nostri studenti è un’occasione sprecata di motivazione e magari di trasmissione della bellezza della cultura italiana.
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Possiamo motivare, coinvolgere, spiegare. Ma senza un approccio a spirale e una ripresa ciclica di quanto imparato, senza ripassi attivi a intervalli di tempo regolari i risultati dell’apprendimento sono destinati a perdersi, svanire.
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Le emozioni sono la chiave che apre prima il cuore e poi il cervello degli studenti! Quindi, dobbiamo proporre quei materiali e quelle attività che attiveranno la loro sfera emotiva e che creeranno emozioni intense, possibilmente positive.
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Motivare vuol dire ‘attivare’. Il cervello si impegna solo se è convinto che ne valga la pena. Ogni attività, ogni cosa che facciamo a lezione deve mirare a questo, all’attivazione del cervello, a ‘convincerlo’ a impegnarsi, a permettere la memorizzazione a lungo termine.
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“La vista batte tutti gli altri sensi”, ci insegna John Medina. Infatti, il nostro cervello è più stimolato davanti a un’immagine statica di quanto lo sia davanti a un testo scritto e lo è ancora di più davanti a un’immagine in movimento. Ciò rende il video l’input più efficace dal punto di vista cognitivo e motivazionale.
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Molte, se non tutte, le nostre azioni in classe devono tener conto del benessere dei nostri studenti, senza trascurare il nostro. Uno studente felice, contento e rilassato è uno studente che acquisisce e che è motivato a continuare a studiare.
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Come insegnanti d’italiano competiamo contro altre lingue e contro tanti altri passatempi che i nostri studenti potrebbero scegliere al posto di un corso d’italiano. Rendendo le nostre classi delle isole di felicità e le nostre lezioni esperienze positive e costruttive rinforziamo la convinzione dei nostri studenti di aver fatto la scelta giusta.
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Sorprendere, far sorridere, coinvolgere emotivamente: tre strade per arrivare alla motivazione e quindi all’acquisizione.
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La scelta di materiale didattico coinvolgente e motivante è la sfida maggiore per un insegnante. Niente è più importante e a questa scelta dobbiamo dedicare tempo sufficiente, sapendo ovviamente che il materiale perfetto non esiste.
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Le storie hanno un potere motivazionale enorme: coinvolgono, intrigano, incuriosiscono, affascinano, creano empatia. Ma sono necessarie la trama giusta e tecniche di narrazione e di didattizzazione adatte per trasformare una storia in un input linguistico altamente efficace!
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Ogni motivazione è utile e va sfruttata per attivare i nostri studenti. Ma anche quando il loro obiettivo è una certificazione, noi dobbiamo insegnare, non solo preparare! La motivazione del piacere, la più potente, deve essere sempre presente.
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Il nostro cervello non è in grado di rimanere concentrato per più di 15-20 minuti: è la famosa curva dell’attenzione. Quindi, ogni 10 minuti dovremmo aiutare il cervello dei nostri studenti a riconnettersi e a ricaricarsi rinnovando l’interesse, variando ritmo e attività, facendo cose diverse.
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Tra le tipologie di input linguistico, il dialogo nelle sue varie forme (testo, audio, video) è sottovalutato ultimamente. Eppure è la forma di comunicazione più vicina alla lingua quotidiana, alla comunicazione vera. Quella che possiamo sfruttare maggiormente.
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Alcuni colleghi preferiscono materiali autentici ‘puri’. Personalmente preferisco adattarli e adeguarli al livello facilitandoli da un punto di vista lessicale e morfosintattico per risparmiare allo studente un impegno e un livello di ansia eccessivi e, all’insegnante madrelingua o meno, la fatica di dover spiegare elementi che non rappresentano un obiettivo d’apprendimento.
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Come insegnanti e come autori di materiali didattici dobbiamo spesso resistere alla tentazione di sovraccaricare i nostri studenti di lessico ed espressioni: “il troppo stroppia” e non permette agli studenti di assimilare neanche quello di cui hanno veramente bisogno. Meno è meglio!
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Spesso alcuni insegnanti ci dicono “ma quanto (tempo, risorse, ecc.) avete investito per questo libro!”. La risposta è che spesso hai una sola opportunità: fare le cose nel miglior modo possibile. Altrimenti verrà il momento in cui dirai “e se avessi…”
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Un buon insegnante quando chiede a uno studente “come hai passato il fine settimana?” è veramente interessato a saperlo. Gli studenti lo percepiscono e l’empatia che si crea a volte vale più delle tecniche didattiche.
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Le attività ludiche fanno miracoli. Ma devono essere brevi e chiare, in quanto complessità e divertimento non sono compatibili. Da proporre non quando previste dal libro e non a fine lezione, ma quando i livelli di energia dei nostri studenti vanno ricaricati!
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Il video è l’input linguistico più efficace, quello che meglio riesce a penetrare il nostro cervello. Ma molto spesso non viene integrato abbastanza nel corso di lingua e non è coerente con il resto dei materiali didattici: veramente uno spreco!
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Le tecnologie didattiche, se progettate bene, possono facilitare molto il lavoro dell’insegnante e far risparmiare tempo che può essere dedicato ad attività più creative. Ma sempre nell’ambito di una didattica ibrida, blended, in cui l’insegnante sarà sempre indispensabile.
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Due brevi guide che sintetizzano il mio approccio didattico